Il grifone è un avvoltoio splendido, raro in Italia, in buone condizioni di conservazione in altri Paesi europei, ma sempre minacciato. Si tratta di una specie, benché non comune, tra i rapaci necrofagi, di sicuro, quella con più ampio areale di distribuzione nella natura d’Europa.
In altri continenti la situazione è ancor più drammatica.
Nel subcontinente indiano, nel quale si annoveravano a inizio degli anni Ottanta del secolo scorso circa 80 milioni di avvoltoi, variamente distribuiti tra differenti nove specie; tra queste vi era addirittura quello che gli ornitologi consideravano il rapace di grandi dimensioni più abbondante sul pianeta: il Grifone del Bengala (Gyps bengalensis).
Con l’inizio del nuovo millennio, la situazione è cambiata radicalmente. Gli avvoltoi hanno iniziato a diminuire, in alcune zone dell’India e del Pakistan, al ritmo impressionante di oltre il 40% all’anno, tanto che intorno al 2000 la popolazione di questi rapaci spazzini in India era diminuita, per tre di queste nove specie (Gyps bengalensis, Gyps indicus e Gyps tenuirostris), fino al 95%.
Attualmente ben quattro delle nove specie del subcontinente indiano sono elencate dalla IUCN come “in pericolo critico”, tra cui il Grifone del Bengala.
Un antinfiammatorio tra le cause di rarefazione delle specie
Nel 2004 la comunità scientifica ha identificato nel diclofenac, noto farmaco antinfiammatorio, diffusamente utilizzato anche a scopi veterinari, per curare varie problematiche di animali al pascolo, la principale causa di questo calo[1]. Gli avvoltoi, nutrendosi delle carcasse degli animali curati con questo farmaco, morivano per gravi insufficienze polmonari giorni dopo dopo averle ingerite.
È noto che gli avvoltoi hanno un ruolo ecologico preciso e fondamentale nella natura: si comportano come degli spazzini. Venendo a mancare si creano degli squilibri difficili da colmare! Gli importanti e gratuiti servizi forniti dall’insieme di queste specie all’ecosistema determinarono diversi problemi come, per esempio, l’accumulo progressivo di carogne non consumate che ha conseguentemente favorito la proliferazione dei ratti e ha determinato un considerevole aumento dei cani selvatici, con effetti collaterali come l’aumento dei casi di rabbia.
La vicenda della diminuzione drastica del numero di avvoltoi ha avuto anche un impatto economico considerevole, i costi annuali per la remunerazione del personale sanitario associati ai casi di rabbia umana trasmessi dai morsi dei cani selvatici ammontavano a un costo annuale di 2,43 miliardi di dollari[2].
Antichi rituali in Asia
Inoltre, una curiosità, un fatto che a noi occidentali può apparire singolare. È abitudine per le comunità “Parsi” dell’India (i Parsi sono una comunità di persone, seguaci del Mazdeismo, che un tempo lasciarono la Persia per andare nel Gujarat in India; oggi sono circa 100.000 individui, buona parte dei quali vive ancora in India) non cremare né seppellire i defunti (ciò rappresenta un’antica e precisa disposizione dello zoroastrismo), ma esporli all’aperto su delle torri, chiamate dokhmè, conosciute anche come le torri del silenzio, affinché li mangino gli avvoltoi. In seguito alla drastica riduzione degli avvoltoi i Parsi si sono resi conto che questa tradizione è in pericolo. Stessa problematica per il rito nepalese della cosiddetta “sepoltura celeste”, nel quale i corpi umani – in una rappresentazione decisamente difficile per noi – vengono lasciati all’aperto per essere consumati dagli avvoltoi.
Nel 2006, i governi di India, Pakistan e Nepal hanno vietato la produzione del farmaco antinfiammatorio e ora il numero d’avvoltoi nella regione si è stabilizzato, anche se diverse specie rimangono in pericolo.
In Italia, per fortuna, la situazione è di un lento e graduale aumento della popolazione nelle aree idonee da cui la specie era scomparsa in epoca recente (per vari motivi, tra i quali la persecuzione diretta). Sono stati, infatti, diversi i progetti di reintroduzione di alcuni dei quali me ne sono anche occupato direttamente, al tempo durante il quale prestavo servizio alla LIPU/BirdLife Italia.
Ricordiamocene, i grifoni sono animali imponenti, bellissimi e utili all’ecosistema e sono protetti dalle norme nazionali e internazionali.
[1] Oaks J. L. et al., Diclofenac residues as the cause of vulture population decline in Pakistan, Nature, Vol. 427, pp. 630-633 (2004).
[2] Markandia A. et al., Counting the cost of vulture decline—An appraisal of the human health and other benefits of vultures in India, Ecological Economics, Vol. 27, II, pp. 194-204 (2008).
Gianni Palumbo